Dei tre romanzi di Margaret Mazzantini che Castellitto ha portato al cinema, âNessuno si salva da solo streamingâ è il più intimo – nonostante una scrittura lucida e impietosa – e il più acido. Sulla carta il meno adattabile perché colmo di dialoghi e pensieri, se assorbito in profondità e âaddomesticatoâ può diventare uno strumento docile nelle mani di chi deve dare concretezza a luoghi e personaggi.
Così ha fatto âle beau Sergeâ, che ha addolcito le parole dolorose di una scrittrice coraggiosa come un’amazzone per raccontare, con una grammatica altra, una vicenda che ha dalla sua trasversalità e contemporaneità , ma anche una certa istintiva primordialità , espressa prima di tutto dall’attaccamento viscerale fra due corpi e due spiriti.
Fedele al libro di partenza, trasformato insieme alla moglie in copione âfratelloâ e non âgemelloâ,Sergio Castellitto narra un amore ai tempi della crisi, un’intimità che potremmo definire âpoliticaâ perché intrecciata alle difficoltà di mandare avanti una famiglia e alla rabbia che nasce dalla creatività frustrata, nello specifico il talento di sceneggiatore di Gaetano, asservito alle stupide logiche della fiction di bassa qualità . In questa osservazione partecipata di una generazione nata e cresciuta fra il crollo del Muro di Berlino e l’11 settembre, il regista stringe sulla disgregazione di un matrimonio da analizzare e forse da recuperare nel corso di una battaglia combattuta davanti a una tavola apparecchiata – ring inequivocabilmente radical-chic intorno a cui si aggirano cameriere dalle pance perfette e dai sederi piccoli e alti.
Allo stesso modo di Non ti muovere e Venuto al mondo, si comincia quasi dalla fine, con il presente che scivola continuamente nel passato in modo naturale, fluido. Come per i pensieri e per la vita stessa, non esiste un ordine cronologico, non ci sono spiegazioni razionali. C’è l’emozione – filmata da una macchina da presa che sembra danzare – e ci sono la rabbia e l’insofferenza, sottolineate da movimenti rapidissimi. Ancora, c’è la poesia contemplativa di un matrimonio sulla spiaggia e c’è quel piccolo appartamento disordinato del Villaggio Olimpico in cui si sommano l’irrequietezza di una donna borghese che ha risposto all’eccentricità familiare con l’anoressia e la semplicità sana ma inconcludente di un uomo che un po’ si vergogna di due genitori che cantano a squarciagola â1950â di Amedeo Minghi.
Seppure a servizio di una regia esigente e di un artista che vuole che le cose siano fatte esattamente come dice lui, Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca rivelano energie inaspettate. Con cambi repentini di registro e grazie a un proficuo ascolto reciproco, si muovono liberi nel balletto dei sentimenti del film, diventando testimoni del messaggio di Gaetano e Delia, che suona più o meno così: in solitudine e di solitudine si muore lentamente, mentre dove c’è condivisione, c’è salvezza.
Non tutti amano la coppia creativa Castellitto-Mazzantini, a cui imputano eccessiva verbosità e una tendenza all’autocompiacimento. A ognuno la sua opinione, certo, ma resta il fatto che cinema di Sergio e Margaret rimescola dentro al cuore. Ovviamente bisogna aprire la porta, bisogna farsi trovare âin ascoltoâ, con l’anima nuda. Altrimenti sono solo parole, altrimenti è solo melò.
Che poi il melò buttalo via…
Che poi a noi âSerenella, ti porto al mare, ti porto viaâ ci piaceva un sacco…
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